Friday 15 January 2010

MUTEFISH, ovvero i pesci (non tanto) muti.


I Mutefish, ovvero un'altra immagine di Dublino.
Quando la tradizione si fonde con l'immigrazione. Ed il rock. E lo sfascio.
Grazie ragazzi, mi avete fatto capire che ovunque vada in questo immenso globo, c'è un posticino per me, fatto di visi allegri, risate, parole dolci ed arte. A presto.

Have a look at their myspace guys, Mutefish are cool!

FRANCIS BACON, AGAIN...


Ed ancora una volta mi trovo di fronte ai quadri del pittore che più al mondo ha finora fatto traboccare le mie viscere di amara consapevolezza terrena: Francis Bacon.

Le ombre corvine, le fratture, le ferite, gli spasmi, le bave. La staticità, il non-ritorno, le geometrie imperfette. Il margine mordicchiato della speranza vana. E quelle immagini pregne di coscienza malgrado la casualità del tocco, la totale mancanza di pianificazione.

La nausea di vivere, il vortice cupo dell’esistenza, circondato dal pallore vuoto della possibilità, dell’aspettattiva.

E non importa quanto fucsia ci sia nel turbinio della quotidianità, ci sarà sempre il nero ad aspettarti. Il nero quando ti volti di scatto, il ricordo , cinghiale aggressivo pronto all’attacco, l’ambizione rettile bavosa e strisciante che rilascia il suo veleno nelle nostre vene stanche ed insicure.

Perchè siamo carne da macello appesa, coscienza sterminata.

Non posso evitare di ripeterlo. Aveva capito tutto, il nostro dear Francis.


Painting: Francis Bacon, Tre studi per una crocifissione (pannello di destra), 1962. Trittico, olio su tela.

GIOCONDA BELLI

Para esto me servirá la madurez
para adentrarme más allá del verdor
y ver y amar sin miedo la totalidad:
la podredumbre

igual que la gloria.

La vida me demanda otro rostro
Quitarme la máscara de infancia
Gritar.

CARNE

M’hai innalzata a regina degli ottusi,

tu, filibustiere che strimpelli emozioni a risparmio,

che hai proferito ciò che mai avresti dovuto dire;

tu, che nel lutto dovevi permanere,

muto di suoni imbecilli che non sarebbero dovuti uscire.

Tu che dovevi letargizzare,

giacere nel tuo baccello d’inutile marcescenza

piuttosto che macchiare di sporca codardia gli ultimi strati di trasparenza.

Hai sputato l’indecenza

su cuori aperti,

fatto scempio di esseri indifesi.

Tu, che parli e ti muovi e vomiti sull’orgoglio altrui;

tu, dignità persa, forse mai conosciuta.

Piccolo e mediocre,

un’invasione di paranoie estinte.

Mandi messaggi e parli bieco,

catturi pensieri,

li accartocci e li butti via.

Sei ladro d’anime,

sei perso e non ti ritroverai,

mai,

perchè mai si ritrova chi genera sofferenza.

Sei sozzo di malevolenza,

massacri speranze con indifferenza,

sei infettato e infezione hai generato,

sei piccolo e rattrappito,

un malinteso irato,

sei spaccata speranza sporca.

Ed ora, questo limbo d’attesa sembra non poter giungere al termine,

questa sparizione di credenze

pare padroneggiare il mio presente;

peregrino in un purgatorio di turpi apparenze

che errano indisposte.

Non ho nessuna pretesa,

non vagheggio improbabili ritorni,

solo ristagno nei miei interminabili inventari

d’azioni sbagliate;

solo vorrei abbandonare l’inettitudine

che costantemente mi spinge a cadere in lagune di peccato.