Saturday 11 August 2012

Misunderstandings



E già inizia male con una conversazione
che prende la tangente,
o meglio io che la prendo, la tangente.
Per l'ennesima volta.

Poi tu che non mi rispondi.


Silenzio.

Agonia.

Poi la tua mail.
Le tue parole così belle
eppure così ambigue.
Ti ho ferito ancora,
Dio perché non riesco a trattenermi?

Una confusione, malgrado la conclusione:

In open water you have met me and the depth of my feeling.

Turn that to flight with me.

Forever yours



Non reggo più ho bisogno di parlarti, 
di vederti.

C'è Skype.


Ti sei svegliato con questa canzone, Louie Louie di Toots and the Maytals

A fine girl, who waited for me.
I catch a ship across the sea.
I sailed the ship all alone.
I wondered when Im gonna make it home.

Three nights and days I sailed the sea.
I think of the girl constantly.
On the ship, I dream she there.
I smell the rose thats in her hair.

Louie louie, oh baby, I gotta go.
Yi-yi-yi-yi-yi
Louie louie, oh baby, I gotta go.

I see jamaican moon above.
See the girl Im thinking of.
I take her in my arms and then
Say Ill never leave again.

E dopo le spiegazioni,
le mie scuse che tu non vuoi mai,
perché non serve a niente ristagnare nel passato
ecco che si riaccende il tuo sorriso.
E la mia vita.




Tuesday 7 August 2012

8 giorni



A volte non basta lo Yoga due volte al giorno
o il pensiero di avere te.

A volte non se ne può proprio più. Vuoi solo tornare a casa,
essere stretta dall'abbraccio di chi ti ama.

A volte vorresti solo essere a Londra. Anche se piove e fa freddo mentre qui
sei baciata ogni mattina dal caldo sole greco.

8 giorni.
8 giorni prima che la tua calda carne nuovamente riposi in me,
la tua saliva mi inumidisca il corpo,
la tua lingua scavi in quei luoghi di me ormai dimenticati.

8 giorni
prima che le tue mani tornino a proteggermi,
i tuoi denti affondino nella mia carne.

8 giorni,
una vita 
eppure un instante
in relazione ai secoli attraverso i quali viaggeremo,
tenendoci per mano...

Monday 6 August 2012

untitled



Non potevo far altro che chiederti aiuto.
Per sputarlo tutto.
Per rigurgitarlo.
Perché ho le mani legate e sono in gabbia.
Perché grondo sangue nero.
Le narici sono dilatate
e il cervello sbrodola.
L'essere umano si adatta al peggio
con estrema facilità.
La lama stenta ad affondare,
la carne delicata e rosea
dopo tanti colpi
pellaccia di cinghiale s’è fatta.
Ma fa male.
Sapevo che mi avresti aiutata
con i tuoi millimetri insicuri
le carezze opprimenti
le luci spente.
Le tue verità massacranti.
Grazie per avermi avvolta nella tua ansia
e ricordato
che non sono la sola a barcollare tra i raggiri dell'esistenza,
che non sono l'unico animale spiaggiato
che lotta invano
per dare un senso a questo susseguirsi d'ore ed eventi.
Grazie per aver accompagnato l'acidità che regna nel mio stomaco.
E pervade il mio cuore.