Tuesday 16 June 2009

The Busy Life



Mi scoppia il cervello. E gli ormoni.
Sono in un lago d’eccitazione indigesta. Mi eccitano i musei perché mi ricordano te.
Il rosso e il bianco di questo quadro mischiati dentro di me. L’odore del tuo bianco sopra di me. Ancora il tuo odore, dopo cinque giorni, che m’invade e mi pervade. M’inquieta. Scopami ancora, fallo qui ed ora.
Non importa la folla, non importa. Una volta che sarai dentro di me perderai la vista. E nessuno si fermerà a guardare, non ti preoccupare.
Penetrami, intrappolami, non lasciare che mi muova, sbattimi e frustami. Non darmi tregua, saziami. Feriscimi se é necessario.
Ma non ti fermare, non prima che sia esausta, che te lo chieda per favore. Non prima che ti implori di smettere. Graffiami il corpo ed il cuore, voglio portare segni evidenti del tuo passaggio, voglio che le croste mi ricordino del nostro amore.
E poi, vattene pure, vattene quando hai finito, quando avrai stretto i miei seni fino a ridurli di consistenza, quando avrai leccato ogni parte della mia intimità. Vattene e lasciami in un visibilio di colori ed odori, di linee confuse e distorte. Vattene in silenzio e non mi chiamare, non darmi cenni della tua esistenza fino al momento in cui potrai ritornare. Fino al momento in cui potró essere di nuovo la tua musa tormentata, la tua bambina inquieta, la tua benedizione ed il tuo peccato, la tua follia e la retta via. La tua regina e la tua puttana.

Londra, Tate Modern Gallery, davanti a The Busy Life di Jean Dubuffet.

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