Lividi neri sul collo,
macchie di sangue sul guanciale,
il dolore degli arti a farmi ricordare
di come una notte
sul mio cammino apparve un animale.
M’afferrò per i capelli,
la testa contro al muro,
ha squartato le mie cosce
ed in me è entrato, duro.
Mi ha amata,
frustata,
coccolata,
strangolata;
m’ha afferrata,
sbattuta,
riempita
e poi annientata.
In bocca ancora il sapore del suo cazzo,
addosso del suo sperma l’odore
e tra i miei capelli permane il sudore
dolce ed acido
a penetrare il mio olfatto.
Mi rimbombano in testa
le poche sue parole,
il suo rivolgersi a me
come fossi la sua troia.
Mi dava ordini
su come muovermi,
mi scuoteva, trascinava:
una bambola malleabile,
vittima e carnefice delle sue voglie avide.
Il membro prepotente,
i gemiti febbrili,
le mani calde,
impazienti,
violente,
insistenti,
inappagabili ma appaganti.
Goduriamente strazianti.
Ed io,
satura di lui,
esplodevo di me;
invasa dai fluidi dell’amore
obbedivo zitta,
tormentata dal miscuglio
di pena e piacere
che pochi mi hanno saputo donare.
Dormimmo poi abbracciati
come teneri amanti,
come bimbi innamorati
per poi svegliarci
smarriti ed un poco spaventati,
imbarazzati.
Mi sono alzata,
tornando in silenzio verso la mia vita.
Ed ora,
ora ho lividi sl collo,
macchie di sangue sul guanciale
ed il dolore degli arti a farmi ricordare
l’apparizione di te, animale.
Vorrei mi ricantassi
la tua Messa di Natale.
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