C’era una volta una
bambina che odiava sé stessa.
Guardava i colori
del mondo e se ne innamorava, ma poi piangeva vedendosi grigia nello specchio.
I
suoi occhi erano grandi ed intensi e stupendi, ma incredibilmente tristi.
Un
giorno, passeggiando, incontrò il vento ed a lui chiese aiuto. Le piaceva come
scuoteva le foglie delle palme arrugginite, voleva facesse lo stesso con lei,
voleva le scuotesse di dosso il peso dell’esistenza. E funzionò, ma solo
brevemente. Dopo le prime emozioni, il cuore della bimba riprese a piangere
disperato.
Fino
a che non incontrò il sole, si piacquero, si toccarono e si abbracciarono. La
bimba amava come il sole scaldava le rocce e l’acqua del mare, come rendeva
tiepida l’erba la mattina. Persa nell’abbraccio del sole, dimenticò, ma solo
per un poco. Le lacrime tornarono a sgorgare, ad irrigarle le guance ormai
totalmente prive di colore.
Fu
allora che s’imbatté nelle nuvole e fu sedotta dal loro candore. S’innamorò di
una di loro, ma non fu ricambiata. La nuvola aveva fretta, andava veloce e non
poté permanere. La nuovola era soffice, eppure la tagliò e le provocò una
ferita che non poté mai guarire.
Camminando
sperduta, una mattina vide un’altra bambina, con i suoi stessi occhi, intensi e
tristi. Stava morendo anche lei di malinconia. Si guardarono e senza una parola
capirono che erano sorelle nel dolore. Non v’era scampo. Si presero per mano e
sopravvissero in silenzio.