Thursday, 14 July 2011

ACCOMODATI VEDRAI CHE ARRIVERA'

Chissà se arriverò da qualche parte alla fine di questo temporale.
Chissà se suoneranno le trombe al mio ritorno,
se ci saranno i fedeli pronti ad accogliermi dopo la battaglia,
corno alla mano
ed inno a squarcia gola.

Quel che è certo è che tu
sarai molto occupato.


Mirò, "peinture" 1925.

Monday, 11 July 2011

LOVE IS WHAT YOU WANT [ED]


"IF YOU HAVE LOTS OF LOVE TO GIVE
AND YOU DON'T GET NOTHING IN RETURN,
IT CAN MAKE YOU VERY BITTER"
Tracey Emin



Molti non riescono a capire da dove arrivi il mio cinismo, la mia disillusione.
Difficile per voi impeccabili,
che mi osservate come se fossi un insetto raro
da quel piedistallo sul quale siete inconsapevolmente nati, dal quale guardate e non capite niente.
Come potete comprendere di cosa sto parlando
nascosti in quel cantuccio di perfezione che vi ripara dalle tempeste della vita,
dove sempre è andato tutto bene,
dove siete stati sempre belli
e bravi a scuola
e puliti e sorridenti?

"Riabbraccia la speranza, Sunshine", mi è stato detto.
Non ci riesco. Non ne ho voglia.
Non posso concedermi il lusso di innamorarmi, di mettere nuovamente me stessa in gioco.
Ho provato, ho perso, ha fatto troppo male.
Veramente troppo.
E' andata così.
Le prime esperienze sono quelle che contano, quelle che segnano, quelle che determinano il futuro.

Ho imparato a volermi bene, malgrado le sconfitte.
Ora è il momento di proteggermi.

Ma smettetela di pensare che sono una stronza, un' egoista.
E' stato un bisogno.
Ho dovuto staccare la spina dei sentimenti per sopravvivere.
Perché quando sono stata pronta ad amare mi è sempre stato dato un calcio in faccia.
Ora non sono più disposta.
Si è vero mi sono costruita una maschera, una ben spessa corazza,
ma ho semplicemente fatto di necessità virtù (o viltà??).


Ma sapete una cosa?
Non mi vergogno a puntare il dito:
è colpa vostra.




PIC, "love is what you want" neon sculpture by Tracey Emin

Sunday, 10 July 2011

PAPAVERI ED ACQUILONI

Il cielo, le palle di neve nere, i sassolini, il pugnale insanguinato,
gli aquiloni, i fiori.


Quanta poesia hai dentro.
Una spennellata di blu infinito non è sempre la stessa,
è più bella quando la dai tu.
Brilla di più anche se la libellula che mi teneva compagnia è morta.

Che meraviglia il papavero appeso al filo d'acciaio,
ti scorrazzava dietro quasi fosse un bambino.
Un papavero che sembrava un paio di manette,
anziché un orpello per la festa.
Io stridevo di gioia.
Poi il sasso cadde
e la luce si spense.


Fu la corda dei ricordi a riportarmi all'ovile;
ho aperto la porta con le unghie
e l' ho seppellita in giardino.
Ho fatto la pipì e poi svuotato il cervello.

Eppure era rimasto il groppo in gola, il sassolino nella scarpa,
la spina nel fianco.
Che scomodità.




Non ce la faccio più.
Ritornerò alla festa,
ritornerò anche se ho perso il filo dei ricordi,
ritornerò perché è rimasta un'orma che mi infastidisce,
ritornerò grazie ad il mio fiuto ed al tuo fiato.
Ti ritroverò piangente, rintanato.
Prenderò quel papavero, te lo toglierò dai polsi
e lo lascerò volare.
Ti afferrerò per i dito mignolo e condurrò al fiume,
ti accomoderò su di una barca a remi
abbandonandoti alla corrente.


Sarai andato,
sarai l'ultimo ricordo fuggito,
sarai le ceneri abbandonate.



Cervello riciclato.

Inizierò da capo.




MiRò, "Blue I, Blue II, Blue III", 1961.