Lividi
neri sul collo,
macchie
purpuree
sul
guanciale,
le fitte
agli arti
a farmi
ricordare
come una
notte
sul mio
cammino
apparve
un animale.
M’afferrò
per i capelli
la testa
contro il muro
in me è
entrato, duro.
Mi ha
frustata
coccolata
strangolata
m’ha
sbattuta
accarezzata
e poi
annientata.
In bocca
ancora
il
sapore del suo cazzo,
addosso
del suo
sperma l’odore,
tra i
miei capelli
dolce ed
acido il suo sudore.
Mi
rimbombano in testa
le poche
sue parole:
precisi
ordini
su come
muovermi.
Io,
bambola
malleabile,
vittima
e carnefice
delle
sue voglie avide.
Il
membro prepotente
i gemiti
febbrili
le mani
calde
impazienti
insistenti
inappagabilmente
appaganti
goduriosamente
strazianti.
Satura
di lui
di me
esplodevo
e muta
obbedivo,
invasa
dai fluidi dell’amore,
tormentata
dal miscuglio
di pena
e piacere
che mi
sapeva donare.
Dormimmo
poi abbracciati
come teneri
amanti,
come
bimbi innamorati
per poi
svegliarci
smarriti
ed un poco spaventati,
imbarazzati.
Mi sono
alzata,
tornando
in silenzio alla mia vita.
Ed ora
ho lividi neri sul collo,
macchie
purpuree sul guanciale,
le fitte
agli arti a farmi ricordare
l’incontro
con te, animale.
Vorrei
mi ricantassi
la tua
Messa di Natale.
BUON NATALE A TUTTI!!!
(anche questa poesia è presente in Infezione, su www.arpeggiolibero.it)