Ho passato tutto il giorno a scrivere. 8 ore. Trascrivendo poesie, preparando una raccolta per un'eventuale presentazione, il blog, testi per un nuovo, possibile libro.
Ora, dovro' tornare ad esercitarmi un po' e leggere i testi per la presentazione del libro di domenica sera.
Non meriterei uno stipendio?
Sono cosi' felice...Anche se in piccolo, sta andando a meraviglia con la scrittura. Spero che questi sassolini lungo il cammino mi guideranno verso casa.
Sono in Italia, tra pochi giorni si torna a Londra. Sto bene qui, ma non vedo l'ora di tornare. Hackney Wicked mi aspetta. E non vedo l'ora di riabbracciare Nati e Topi, di stare a casina, di riniziare tutto da capo. Di cucire, cucinare, andare in bici al parco, cercare un lavoro. Una nuova vita mi aspetta.
Ho fatto bene a staccare. Queste due settimane in Italia segneranno un prima e un dopo, ho capito molte cose, so che se tengo duro ce la posso fare. Devo solo scrivere e scrivere e scrivere. E tenere le dita incrociate. E lottare.
E tanto qui tornero' presto, devo lavorare sodo per la scrittura e solo qui posso farlo.
Saturday, 11 July 2009
NIRVANA OCCIDENTALE
Credo alla teoria del piacere,
ma me ne sento esclusa.
Leggo Leopardi,
ascolto Battiato,
tra poco vedrò te:
tutto ciò che voglio.
Neppure il cibo serve.
Nirvana occidentale.
ma me ne sento esclusa.
Leggo Leopardi,
ascolto Battiato,
tra poco vedrò te:
tutto ciò che voglio.
Neppure il cibo serve.
Nirvana occidentale.
Sunxy y el sexo
Tra i trucchi
e gli o.b.
mi vieni alla mente,
mia idiozia.
Questo mio mondo interiore si gonfia:
spero siano sintomi
di un ciclo vitale
che ininterrottamente si ripete
e non di uno stato
ancora sconosciuto
al mio giovane corpo.
Ninfomania,
molti la viviamo.
Vorrei
solo
riaverti
dentro.
E non chiami.
Stai lasciando la città,
dovremmo solo scopare.
Lasciami sazia.
e gli o.b.
mi vieni alla mente,
mia idiozia.
Questo mio mondo interiore si gonfia:
spero siano sintomi
di un ciclo vitale
che ininterrottamente si ripete
e non di uno stato
ancora sconosciuto
al mio giovane corpo.
Ninfomania,
molti la viviamo.
Vorrei
solo
riaverti
dentro.
E non chiami.
Stai lasciando la città,
dovremmo solo scopare.
Lasciami sazia.
Vene gonfie,
stomaco in disordine.
I miei sogni sono un macigno
Che m’amareggia la vita.
Mi tremano le mani,
il mio corpo pesa,
dov’è l’allegria?
Dove sono io?
Dove cazzo sono?
Mi duole il petto,
è vuoto eppur duole,
non sento
e sento troppo.
Dov’è l’equilibrio?
Ed io?
Non mi ubico,
non sono più felice,
non più,
non oggi.
Nausea sartriana,
male di vivere alla montale,
isteria plathiana,
negativismo schopenahueriano,
automutilazione sextiana,
grigiore esistenziale mio.
stomaco in disordine.
I miei sogni sono un macigno
Che m’amareggia la vita.
Mi tremano le mani,
il mio corpo pesa,
dov’è l’allegria?
Dove sono io?
Dove cazzo sono?
Mi duole il petto,
è vuoto eppur duole,
non sento
e sento troppo.
Dov’è l’equilibrio?
Ed io?
Non mi ubico,
non sono più felice,
non più,
non oggi.
Nausea sartriana,
male di vivere alla montale,
isteria plathiana,
negativismo schopenahueriano,
automutilazione sextiana,
grigiore esistenziale mio.
AMORE METROPOLITANO
Che triste
uscire dal metro
e trovare fiori buttati via,
come plastica senza vita,
come cartacce.
Frugo tra le scatole,
ne salvo alcuni.
Rido
al vedere una ragazza
con un mazzo dei miei stessi fiori
tra le mani.
Ci guardiamo
e sorridiamo,
complici nel nostro gesto
d’amore metropolitano.
uscire dal metro
e trovare fiori buttati via,
come plastica senza vita,
come cartacce.
Frugo tra le scatole,
ne salvo alcuni.
Rido
al vedere una ragazza
con un mazzo dei miei stessi fiori
tra le mani.
Ci guardiamo
e sorridiamo,
complici nel nostro gesto
d’amore metropolitano.
Fumo.
Lontano.
Luce soffusa.
Acqua.
Il colore verde soffoca le emozioni.
Momento di stallo.
Voglia di evoluzione.
E domani fuga, un’altra volta.
Da te, da me, da qui.
Tregua.
Respiro.
Tregua.
Mi chiedo perché ogni volta che scrivo sei tu che prendi la parola,
che mi sottrai l’esistenza,
con prepotenza mi rubi ciò che ho dentro,
fai piazza pulita di me.
Rabbia, ciò che susciti.
Tregua,
una richiesta,
una preghiera disperata.
E sto sola con me, sola.
Scendere da questo soppalco e vedere il mondo,
parlare le infinite lingue di questa Babele.
Ma non voglio, non posso, non voglio.
Perché è il mio momento,
introspezione pura,
la libertà questa volta nel fumo e l’oscurità.
Perché l’inchiostro è libertà,
ricerca di sé, calore.
Le voci...
Tu, lui, io.
Il tetto così vicino, così piccolo l’ambiente.
Così casa..
Non chiamatemi, non ora.
Non ho voglia di fare parte di voi,
di sporcarmi con parole che non sarebbero mie.
Lasciatemi la mia saliva,
non ho tempo adesso per la gola secca, per i sorrisi.
Voglio stare con me solo,
volermi bene almeno una volta,
prendermi cura di questo cervello,
di questo corpo a cui provoco amarezza e dolenza,
con tanta intenzione.
Ti prego, non chiamarmi.
Solo per un attimo.. lascia che assapori
questo momento,
il mio ego.
Che mi tocchi un ginocchio e lo riconosca mio,
che guardi il mio sterno,
che con la coda dell’occhio
osservi un angolo lontano e mi inumidisca le labbra.
Mai come ora.
Forse adesso ho voglia di scendere,
forse per placare questo pianto secco,
quest’implosione che mi sta ammazzando.
Squartando.
Squartando.
Squartando.
I-M-P-L-O-S-I-O-N-E.
Scriverlo lento per sentirlo più mio.
Scriverlo lento per sentirlo più mio.
Scriverlo lento per sentirlo più mio.
Scriverloveloceperchèscappidame,
per liberarmi della mia libertà.
Da questa catena creata con le mie deboli mani,
così sfinite per costruire,
così forti per distruggere.
Ora si che vorrei mi chiamassi.
Vorrei scappare da me,
forse è troppo tardi.
Ormai mi sono impossessata del mio essere.
L’ho fatto profondamente mio,
così mio che quasi non lo riconosco.
Raccolgo me stessa,
ciò che ne è rimasto.
Poi le poche cose che mi accompagnano,
il mio cuore, il mio corpo, il pensiero di lui.
E ti raggiungo. Si, questa volta lo faccio.
Per evitare di uccidermi di nuovo.
Evitarlo.
Pronta. Magari no.
Ma ho nuovamente voglia di violenza verso me stessa
E se scendo ci sarai tu a difendermi.
Lontano.
Luce soffusa.
Acqua.
Il colore verde soffoca le emozioni.
Momento di stallo.
Voglia di evoluzione.
E domani fuga, un’altra volta.
Da te, da me, da qui.
Tregua.
Respiro.
Tregua.
Mi chiedo perché ogni volta che scrivo sei tu che prendi la parola,
che mi sottrai l’esistenza,
con prepotenza mi rubi ciò che ho dentro,
fai piazza pulita di me.
Rabbia, ciò che susciti.
Tregua,
una richiesta,
una preghiera disperata.
E sto sola con me, sola.
Scendere da questo soppalco e vedere il mondo,
parlare le infinite lingue di questa Babele.
Ma non voglio, non posso, non voglio.
Perché è il mio momento,
introspezione pura,
la libertà questa volta nel fumo e l’oscurità.
Perché l’inchiostro è libertà,
ricerca di sé, calore.
Le voci...
Tu, lui, io.
Il tetto così vicino, così piccolo l’ambiente.
Così casa..
Non chiamatemi, non ora.
Non ho voglia di fare parte di voi,
di sporcarmi con parole che non sarebbero mie.
Lasciatemi la mia saliva,
non ho tempo adesso per la gola secca, per i sorrisi.
Voglio stare con me solo,
volermi bene almeno una volta,
prendermi cura di questo cervello,
di questo corpo a cui provoco amarezza e dolenza,
con tanta intenzione.
Ti prego, non chiamarmi.
Solo per un attimo.. lascia che assapori
questo momento,
il mio ego.
Che mi tocchi un ginocchio e lo riconosca mio,
che guardi il mio sterno,
che con la coda dell’occhio
osservi un angolo lontano e mi inumidisca le labbra.
Mai come ora.
Forse adesso ho voglia di scendere,
forse per placare questo pianto secco,
quest’implosione che mi sta ammazzando.
Squartando.
Squartando.
Squartando.
I-M-P-L-O-S-I-O-N-E.
Scriverlo lento per sentirlo più mio.
Scriverlo lento per sentirlo più mio.
Scriverlo lento per sentirlo più mio.
Scriverloveloceperchèscappidame,
per liberarmi della mia libertà.
Da questa catena creata con le mie deboli mani,
così sfinite per costruire,
così forti per distruggere.
Ora si che vorrei mi chiamassi.
Vorrei scappare da me,
forse è troppo tardi.
Ormai mi sono impossessata del mio essere.
L’ho fatto profondamente mio,
così mio che quasi non lo riconosco.
Raccolgo me stessa,
ciò che ne è rimasto.
Poi le poche cose che mi accompagnano,
il mio cuore, il mio corpo, il pensiero di lui.
E ti raggiungo. Si, questa volta lo faccio.
Per evitare di uccidermi di nuovo.
Evitarlo.
Pronta. Magari no.
Ma ho nuovamente voglia di violenza verso me stessa
E se scendo ci sarai tu a difendermi.
LOST IN LOVE...
Nausea.
Sonno.
Rumori inutili ed assordanti.
Manca l’aria.
Luci fastidiose.
Sembra Tokyo.
Invece è solo l’assenza di te.
Sonno.
Rumori inutili ed assordanti.
Manca l’aria.
Luci fastidiose.
Sembra Tokyo.
Invece è solo l’assenza di te.
TE DOY MIS OJOS
Ti do i miei occhi.
Le stesse braccia che ti distruggono,
a volte sembra che ti proteggano.
Difficile.
No te quiere un tío que te hace eso.
Non ti valorizza.
Paura.
Controllo.
Ti ho chiesto scusa, che vuoi di più.
Non so chi sono, non mi vedo.
Fino alla fine.
Le stesse braccia che ti distruggono,
a volte sembra che ti proteggano.
Difficile.
No te quiere un tío que te hace eso.
Non ti valorizza.
Paura.
Controllo.
Ti ho chiesto scusa, che vuoi di più.
Non so chi sono, non mi vedo.
Fino alla fine.
TEMPO D'ATTESA 2
Dolce ed acido profumo,
in attesa che scenda la notte,
bisogno e paura di solitudine.
Transizioni che danno inquietudine,
fascino del cambiamento.
Quest’incoscienza,
una sorpresa,
quando sai che tutto può solo essere migliore.
Vorrei potermi amare come lo fanno gli altri.
in attesa che scenda la notte,
bisogno e paura di solitudine.
Transizioni che danno inquietudine,
fascino del cambiamento.
Quest’incoscienza,
una sorpresa,
quando sai che tutto può solo essere migliore.
Vorrei potermi amare come lo fanno gli altri.
TEMPO D’ATTESA
L’odore umido di lei.
Poi Bach.
Poi nulla.
Una poesia,
l’attesa.
Lei che scrive d’indugio
e pensi a te.
Poi Bach.
Poi nulla.
Una poesia,
l’attesa.
Lei che scrive d’indugio
e pensi a te.
PÁJAROS DE VIDRIO
CON QUESTA POESIA HO VINTO UN PREMIO LETTERARIO. il premio internazionale Gino Recchiuti, sono arrivata terza...BUONA LETTURA, OSPITI ADORATI.
He tenido el mundo entre las manos
una vez,
lo he agarrado tan fuerte,
tan jodidamente fuerte,
que sus huellas
se me han clavado en las palmas.
He sido capaz de oler la libertad,
de embrazar las brisas
y la humedad de un respiro.
He llegado a sentir todo tan mío,
tan, tan mío
que sé
que ya no hay
vuelta atrás,
que no hay vuelta
a esos falsos relámpagos de conocimiento
que sólo son pájaros de vidrio
que se desmenuzan
cuando cierras la mano
ententando hacerlos tuyos
para siempre.
He tenido el mundo entre las manos
una vez,
lo he agarrado tan fuerte,
tan jodidamente fuerte,
que sus huellas
se me han clavado en las palmas.
He sido capaz de oler la libertad,
de embrazar las brisas
y la humedad de un respiro.
He llegado a sentir todo tan mío,
tan, tan mío
que sé
que ya no hay
vuelta atrás,
que no hay vuelta
a esos falsos relámpagos de conocimiento
que sólo son pájaros de vidrio
que se desmenuzan
cuando cierras la mano
ententando hacerlos tuyos
para siempre.
DADDY
So I never could tell where you
Put your foot, your root,
I never could talk to you.
The tongue stuck in my jaw.
It stuck in a barb wire snare.
Ich, ich, ich, ich,
I could hardly speak.
I thought every German was you.
And the language obscene
An engine, an engine
Chuffing me off like a Jew.
A Jew to Dachau, Auschwitz, Belsen.
I began to talk like a Jew.
I think I may well be a Jew.
{…}
I have always been scared of you
With your Luftwaffe, your gobbledygoo.
And your neat mustache
And your Aryan eye, bright blue.
Sylvia Plath
Put your foot, your root,
I never could talk to you.
The tongue stuck in my jaw.
It stuck in a barb wire snare.
Ich, ich, ich, ich,
I could hardly speak.
I thought every German was you.
And the language obscene
An engine, an engine
Chuffing me off like a Jew.
A Jew to Dachau, Auschwitz, Belsen.
I began to talk like a Jew.
I think I may well be a Jew.
{…}
I have always been scared of you
With your Luftwaffe, your gobbledygoo.
And your neat mustache
And your Aryan eye, bright blue.
Sylvia Plath
LA PERSEVERANZA E’ FAVOREVOLE, I Ching.
A volte sappiamo già come andranno a finire le cose. Facciamo un passo pur sapendo cosa comporta, lo sentiamo dentro di noi; ciononostante, andiamo avanti. Perché abbiamo bisogno di fare quel determinato passo, perché non farlo sarebbe peggio, dobbiamo sapere cosa c’è dopo. È necessario per sopravvivere. Anche se abbiamo paura. Ed io, ancora una volta, sento paura; la sento alle calcagna, ne sento il fiato sul collo. Non so di cosa ho paura, ma ne ho. Sto cercando la motivazione del perché certe cose accadono. So che il dolore è necessario. Per imparare, per crescere. La paura, invece, non è necessaria affatto; crediamo di averla per tutelarci, ma da cosa? Non esiste nulla che possa realmente farci male. A parte il blocco della paura di fronte agli eventi. Siamo deboli e sprechiamo tutte le nostre energie fingendo d’essere forti. Perché mentiamo a noi stessi? Cos’è che mi impedisce di essere me stessa quando inizio ad amare? La paura di non essere amata a mia volta mi terrorizza, mi paralizza; la paura di non poter imporre le mie regole, di non essere amata abbastanza. Soffro perché ho paura di dare di più di quanto ricevo. Ma non è cosí che funziona. Non devo aver paura di amare, devo fuggire da ciò che mi è stato insegnato, che non dobbiamo dimostrare quanto amiamo. Non esistono tecniche in amore, né giochi, né trucchi. C’è la totale devozione e basta. Se si ama tanto vale farlo fino in fondo, buttarci il corpo e l’anima fino a rimanerne senza.
At Mattia’s. Ten in the morning. Sylvia Plath, the only sister of my soul, green tea. Leaving again. Every time I am here, frenzy and movement, speed. I split myself in one thousand, but there is never enough for everybody. People move, emigrate, change. There are those who leave, those who stay, those who come back, and those who arrive, for the first time. I cannot expect them to stay here, waiting for me while I wander all around... I fly away, and them as well. I will be back, maybe they won’t.
PATIENCE IS GENIUS
“So che non mi ami. Ma io lotterò. Esistono cose nella vita per le quali vale la pena di lottare fino alla fine.”
Paulo Coelho
SULLE RIVE DEL FIUME PEDRA MI SONO SEDUTA E HO PIANTO.
Paulo Coelho
SULLE RIVE DEL FIUME PEDRA MI SONO SEDUTA E HO PIANTO.
Thursday, 9 July 2009
killing me softly
Dicono
che un attimo prima di morire
non si sente nulla,
non si prova dolore.
Solo quiete.
Il corpo evade,
la mente in pace.
Capisco
perche'
ieri
stavo
cosi'
bene.
Mi stavo preparando.
che un attimo prima di morire
non si sente nulla,
non si prova dolore.
Solo quiete.
Il corpo evade,
la mente in pace.
Capisco
perche'
ieri
stavo
cosi'
bene.
Mi stavo preparando.
everywhere is war...
Por qué para mi el
AMOR
siempre es acompanado por el
odio
?
Por qué no puedo querer sin tener ganas de matar al otro y luego matarme a mi?
wandering soul...
Ogni viaggio ha una destinazione che il viaggiatore disconosce. Gia', lo so. Esatto.
Dove sto andando io? Perche'vago e vago sempre perennemente insoddisfatta? Sempre alla ricerca di qualcosa? Ma cosa sto cercando?
Dove sto andando io? Perche'vago e vago sempre perennemente insoddisfatta? Sempre alla ricerca di qualcosa? Ma cosa sto cercando?
Wednesday, 8 July 2009
TE QUIERO
A veces el destino nos une, irremediablemente nos ata y desata; si nos quiere juntos nada podrà separarnos,el tiempo no existirà, el espacio tampoco. Si tenemos que volver a estar cercanos lo estaremos, aunque tù te alejes.
Pero si no podemos, si nuestras almas no son ni remotamente gemelas, por mucho que luchemos, que nos agarremos con todas nuestras fuerzas la una al otro, hasta arrancarnos la piel con nuestras unas, el destino cruelmente nos separarà, de cualquier manera.
Me encantarìa saber que eres tù mi media naranja, Herr Indecifrable. Pero sòlo puedo esperar. Y sentada, parece.
Pero si no podemos, si nuestras almas no son ni remotamente gemelas, por mucho que luchemos, que nos agarremos con todas nuestras fuerzas la una al otro, hasta arrancarnos la piel con nuestras unas, el destino cruelmente nos separarà, de cualquier manera.
Me encantarìa saber que eres tù mi media naranja, Herr Indecifrable. Pero sòlo puedo esperar. Y sentada, parece.
HOMESICK
Homesick...'cos I no longer know where home is...
Kings of Convenience
Perchè questa condizione di nomade me la chiede il corpo, ma allo stesso tempo fa male. Qual è realmente casa? Sono i volti di coloro che ami?
Kings of Convenience
Perchè questa condizione di nomade me la chiede il corpo, ma allo stesso tempo fa male. Qual è realmente casa? Sono i volti di coloro che ami?
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