SONO DONNA
Ho taciuto:
sono riuscita
ad ascoltare il mio corpo.
Gridava,
strillava,
gemeva
per quelle mutilazioni inflittegli.
Credevo di curarlo,
lo stavo reprimendo.
Wednesday, 21 October 2009
VOLUNTARY TORTURES…or the bizarre ways in which women suffer in the name of beauty.
*THINKING ABOUT ANNETTE MESSAGER*
Il mio esserne partecipe ispira la mia riflessione. Partecipe delle torture inflitte al mio corpo. Non sono sciocca, né ambigua. Sempicemente rappresento le due facce della medaglia. Sono vittima e carnefice, sono la rivoluzionaria e la reazionaria, la suora e la puttana, la madre e la figlia, il sesso sadomaso e l’astinenza, la salute e la malattia. Se non ne fossi partecipe ne sarei al di fuori e questa riflessione sul corpo femminile non mi tangerebbe. Rimarrei solo a guardare. Ridendo. Ma invece mi fa male perché so ciò che vuol dire, perché vi sono in mezzo fino al collo, perché affondo in questa sabbia mobile che é il canone estetico ogni volta che mi dimeno per uscirne. Perché il mio corpo lo abito io, ma lo vedono tutti gli altri, lo vivono, lo toccano e su lui influiscono.
Welcome to da West!!!
Benvenuti all’Occidente, al Nord. Benvenuti a London, la terra delle fantastiche opportunità.
Si, l’opportunità di lavorare, un extracomunitario, 75 ore settimanali, senza contratto, guadagnando poco più di quello che é uno stipendio standard. Ma certo, é lui stesso che lo chiede, di lavorare cosí tanto, perché ne ha bisogno, per mandare i soldi a casa, per aiutare la famiglia. Ma sei tu, il re del quattrino, figlio di puttana, che lo sfrutti. Tu che risparmi uno stipendio sulla pelle di un ragazzino.
Ricordo gli interminabili dibattiti sulla prostituzione; le opinioni sul regolarizzare la professione o meno perché vi sono alcune donne che lo fanno per scelta e dobbiamo rispettarle. Si, per scelta. Che strani concetti crea nella sua testa l’essere umano; come se con le spalle al muro ed una pistola puntata alla tempia, uno potesse essere realmente libero di scegliere!
ITS JUST RIDICULOUS!!
Si, l’opportunità di lavorare, un extracomunitario, 75 ore settimanali, senza contratto, guadagnando poco più di quello che é uno stipendio standard. Ma certo, é lui stesso che lo chiede, di lavorare cosí tanto, perché ne ha bisogno, per mandare i soldi a casa, per aiutare la famiglia. Ma sei tu, il re del quattrino, figlio di puttana, che lo sfrutti. Tu che risparmi uno stipendio sulla pelle di un ragazzino.
Ricordo gli interminabili dibattiti sulla prostituzione; le opinioni sul regolarizzare la professione o meno perché vi sono alcune donne che lo fanno per scelta e dobbiamo rispettarle. Si, per scelta. Che strani concetti crea nella sua testa l’essere umano; come se con le spalle al muro ed una pistola puntata alla tempia, uno potesse essere realmente libero di scegliere!
ITS JUST RIDICULOUS!!
Della poesia e delle pene....
CHE ROMPO I CANONI, QUESTO E’ QUEL CHE SI DICE DELLE MIE POESIE.
SINCERAMENTE, QUESTA NON E’ LA MIA COSCIENTE INTENZIONE, NON E’ A QUESTO CHE PENSO QUANDO SCRIVO. IO SCRIVO E BASTA. ESPELLO CIO’ CHE HO DENTRO AL RITMO DETTATO DAL MIO CERVELLO.
PERO’ SI, DEVO AMMETTERE CHE SONO STUFA DI APRIRE LIBRI DI POESIE SCRITTE AL GIORNO D’OGGI CHE DECANTANO LA BELLEZZA DEI FIORI IN PRIMAVERA, DI CUORI FELICI DAVANTI STRUGGENTI TRAMONTI, UOMINI INCANTATI DAGLI OCCHI DELL’AMATA, ODI ALLA VITA. LEGGO ‘STA ROBA E MI SI RIMUOVONO LE OVAIE, MI CADONO AL SUOLO! MI SORPRENDO PERCHE’ SEMBRA CHE I MIEI CONTEMPORANEI VIVANO IN UNA SOCIETA’ DIVERSA DALLA MIA, MOLTO PIU’ ARMONICA ED IDILLICA DI QUELLA CON CUI OGNI GIORNO SONO COSTRETTA A FARE I CONTI.
QUINDI, POSSO DIRE CHE IL MIO NON E’ ESATTAMENTE UNO SCONVOLGERE I CANONI. A ME PIACE LA TRADIZIONE, APPREZZO I CLASSICI, HO AMATO LEOPARDI, PASCOLI E MILLE DEI GRANDI, LI CONTINUO AD ADORARE ED E’ PERCIO’ CHE NON VOGLIO CHE I MIEI VERSI SIANO UN MERO, RIDICOLO SCOPPIAZZAMENTO DELLA PAROLE DI GENI PASSATI (ED ATTUALI). QUANDO SCRIVO PROVO AD ESSERE ME STESSA, A RIBALTARE NEL TESTO LA MIA CONDIZIONE DI GIOVANE DONNA NATA IN OCCIDENTE IN EPOCA MODERNA, CON I MIEI LIMITI E LE MIE IRRISOLVIBILI CONTRADDIZIONI, INVECE DI RIFUGIARMI DIETRO PRECETTI STABILITI SECOLI FA, CHE NON MI APPARTENGONO, AI QUALI NON SONO CAPACE DI ADERIRE NEPPURE CON IL MASSIMO DELLO SFORZO.
CREO, DUNQUE, IL MIO DI CANONE. E’ NECESSARIO DERAGLIARE SE VOGLIAMO CREARE QUALCOSA DI NUOVO. NON VI E’ PROGRESSO SENZA DEVIAZIONE DALLA NORMA!
SINCERAMENTE, QUESTA NON E’ LA MIA COSCIENTE INTENZIONE, NON E’ A QUESTO CHE PENSO QUANDO SCRIVO. IO SCRIVO E BASTA. ESPELLO CIO’ CHE HO DENTRO AL RITMO DETTATO DAL MIO CERVELLO.
PERO’ SI, DEVO AMMETTERE CHE SONO STUFA DI APRIRE LIBRI DI POESIE SCRITTE AL GIORNO D’OGGI CHE DECANTANO LA BELLEZZA DEI FIORI IN PRIMAVERA, DI CUORI FELICI DAVANTI STRUGGENTI TRAMONTI, UOMINI INCANTATI DAGLI OCCHI DELL’AMATA, ODI ALLA VITA. LEGGO ‘STA ROBA E MI SI RIMUOVONO LE OVAIE, MI CADONO AL SUOLO! MI SORPRENDO PERCHE’ SEMBRA CHE I MIEI CONTEMPORANEI VIVANO IN UNA SOCIETA’ DIVERSA DALLA MIA, MOLTO PIU’ ARMONICA ED IDILLICA DI QUELLA CON CUI OGNI GIORNO SONO COSTRETTA A FARE I CONTI.
QUINDI, POSSO DIRE CHE IL MIO NON E’ ESATTAMENTE UNO SCONVOLGERE I CANONI. A ME PIACE LA TRADIZIONE, APPREZZO I CLASSICI, HO AMATO LEOPARDI, PASCOLI E MILLE DEI GRANDI, LI CONTINUO AD ADORARE ED E’ PERCIO’ CHE NON VOGLIO CHE I MIEI VERSI SIANO UN MERO, RIDICOLO SCOPPIAZZAMENTO DELLA PAROLE DI GENI PASSATI (ED ATTUALI). QUANDO SCRIVO PROVO AD ESSERE ME STESSA, A RIBALTARE NEL TESTO LA MIA CONDIZIONE DI GIOVANE DONNA NATA IN OCCIDENTE IN EPOCA MODERNA, CON I MIEI LIMITI E LE MIE IRRISOLVIBILI CONTRADDIZIONI, INVECE DI RIFUGIARMI DIETRO PRECETTI STABILITI SECOLI FA, CHE NON MI APPARTENGONO, AI QUALI NON SONO CAPACE DI ADERIRE NEPPURE CON IL MASSIMO DELLO SFORZO.
CREO, DUNQUE, IL MIO DI CANONE. E’ NECESSARIO DERAGLIARE SE VOGLIAMO CREARE QUALCOSA DI NUOVO. NON VI E’ PROGRESSO SENZA DEVIAZIONE DALLA NORMA!
Viaje y existencialismo
Debería ir a Italia mucho màs a menudo. En el viaje pierden tan de importancia los detalles de mi cotidianidad, las pequeñeces que me hieren cada día, que estas ràpidas escapadas a mi tierra natal se estàn volviendo en mi terapia. El viaje es el limbo temporal en el que ahogo las emociones màs impulsivas, es la tierra de medio donde no hay ganadores ni perdedores, ni víctimas, ni verdugos; y yo, yo vuelvo contenedor vacío que sòlo espera ser llenado otra vez. El viaje que se hace catarsis de mi alma, purificaciòn de mis derrotas, que deja descolorida la realidad anterior para que yo vuelva a pintarla con témperas nuevas. En la decontextualizaciòn radica la posibilidad de volver a respirar y yo vuelvo a mi nueva tierra adoptiva pura y cristalina.
Sulla riva del fiume Tamigi, mi sono seduta ed ho pianto
Sulla riva del fiume Tamigi, mi sono seduta ed ho pianto. Ho versato tutte le lacrime del mondo, le mie e quelle altrui, quelle amare di dolore e quelle dolci d’allegria. Mi sono seduta ed ho nascosto la testa tra le braccia. Ho pianto fino ad avere un’emicrania, fino ad impazzire.
Poi mi sono bloccata ed ho ringraziato. Ho ringraziato di poter vivere questi abissi di tristezza, altrimenti sarei una sciocca felice, ed ho ringraziato di poter avere i miei momenti di iper-superficialità, se no sarei una depressa senza scampo.
Mi sono bloccata ed ho ringraziato. Negli estremi sta il mio equilibrio.
Poi mi sono bloccata ed ho ringraziato. Ho ringraziato di poter vivere questi abissi di tristezza, altrimenti sarei una sciocca felice, ed ho ringraziato di poter avere i miei momenti di iper-superficialità, se no sarei una depressa senza scampo.
Mi sono bloccata ed ho ringraziato. Negli estremi sta il mio equilibrio.
La pesca
Il ragazzo
accanto a me
legge un quotidiano
sulla pesca.
Carpe e mangimi,
ami e spiedini.
Un quotidiano
sulla pesca.
Pubblicheranno
un giorno
un quotidiano
sul mio hobby prediletto?
Le paranoie di me stessa.
accanto a me
legge un quotidiano
sulla pesca.
Carpe e mangimi,
ami e spiedini.
Un quotidiano
sulla pesca.
Pubblicheranno
un giorno
un quotidiano
sul mio hobby prediletto?
Le paranoie di me stessa.
....
Ci sono giorni come oggi, in cui il mondo decide di spiegare tutta la sua immensa bellezza davanti ai miei occhi ed io sono incapace di vederla. Sono troppo occupata a lamentarmi, a stare male per poterla afferrare. Il sole s’impegna a scaldarmi il sangue gelido, guardo Hackney, guardo la mia città fuori dal finestrino. E’ cosí bella, dovrei essere orgogliosa della mia vita qui.
Eppure, non sento niente.
Eppure, non sento niente.
A volte dimentico che...
Perché?
A volte non capisco l’universo e non capisco me che a tratti mi spengo, talmente impegnata a lottare per la mia “sopravvivenza” giornaliera che dimentico tutto il resto. Dimentico che ho tutto ed in abbondanza, dimentico che sono una pasciuta bianca occidentale i cui cari hanno lottato per dare il meglio in ogni momento. Dimentico che sono sana, bella, giovane, felice e perché no, ricca. Perché ricca sono, dato che ho un tetto, cibo, vestiti, acqua potabile ogni giorno. Dimentico che sono una donna libera, su cui nessun uomo ha il potere di vigilare, dimentico che ho potuto sempre prendere da sola le mie decisioni. Ed ho potuto studiare e lavorare senza dover lottare per questo. Dimentico che a una relativamente breve distanza da dove vivo, molte donne sono state uccise per aver preso una penna in mano, per aver imparato a leggere.
Perché dimentico tutto questo? Perché sono talmente intrappolata nella mia quotidianità da scordare che sono una PRIVILEGIATA? Perché sono cosí dannatamente egoista da perdermi nei miei triviali problemucci?
Intanto, per strada, la gente muore di fame. E non serve andare in India per vederlo. Nella stessa strada dove lavoro, dove vivono i miei grassotelli bimbi europei ai quali viene dato di tutto, non solo in abbondanza, bensí con esagerati sprechi, in questa stessa strada, molte persone mendicano. E non ha importanza perché, nessuna. Non sta a noi giudicare. L’unica cosa che conta é che migliaia di persone passano accanto a loro ogni giorno e li considerano semplicemente parte del panorama, come un semaforo, la vetrina di tal negozio, il bancomat. Ed io pure, a volte, tiro dritto. Perché ho fame, perché sono stanca e voglio andare a casa, perché ho freddo, per la pigrizia di mettere mano al portafoglio.
Che ridicola! Che stupido essere umano, uguale a questa stupida massa di persone che mi circondano. Che accettano il dolore, la cattiveria, l’indifferenza come parte della loro vita. Evitando di esserne gli agenti, forse, ma senza porsi troppe questioni. Perché é più facile perdersi nelle piccolezze della nostra routine occidentale. Ma bisogna reagire, non importa che ciò ci venga naturale o presupponga uno sforzo immenso. Bisogna fermarsi e pensare: “Questa volta non sarò indifferente, non più”
A volte non capisco l’universo e non capisco me che a tratti mi spengo, talmente impegnata a lottare per la mia “sopravvivenza” giornaliera che dimentico tutto il resto. Dimentico che ho tutto ed in abbondanza, dimentico che sono una pasciuta bianca occidentale i cui cari hanno lottato per dare il meglio in ogni momento. Dimentico che sono sana, bella, giovane, felice e perché no, ricca. Perché ricca sono, dato che ho un tetto, cibo, vestiti, acqua potabile ogni giorno. Dimentico che sono una donna libera, su cui nessun uomo ha il potere di vigilare, dimentico che ho potuto sempre prendere da sola le mie decisioni. Ed ho potuto studiare e lavorare senza dover lottare per questo. Dimentico che a una relativamente breve distanza da dove vivo, molte donne sono state uccise per aver preso una penna in mano, per aver imparato a leggere.
Perché dimentico tutto questo? Perché sono talmente intrappolata nella mia quotidianità da scordare che sono una PRIVILEGIATA? Perché sono cosí dannatamente egoista da perdermi nei miei triviali problemucci?
Intanto, per strada, la gente muore di fame. E non serve andare in India per vederlo. Nella stessa strada dove lavoro, dove vivono i miei grassotelli bimbi europei ai quali viene dato di tutto, non solo in abbondanza, bensí con esagerati sprechi, in questa stessa strada, molte persone mendicano. E non ha importanza perché, nessuna. Non sta a noi giudicare. L’unica cosa che conta é che migliaia di persone passano accanto a loro ogni giorno e li considerano semplicemente parte del panorama, come un semaforo, la vetrina di tal negozio, il bancomat. Ed io pure, a volte, tiro dritto. Perché ho fame, perché sono stanca e voglio andare a casa, perché ho freddo, per la pigrizia di mettere mano al portafoglio.
Che ridicola! Che stupido essere umano, uguale a questa stupida massa di persone che mi circondano. Che accettano il dolore, la cattiveria, l’indifferenza come parte della loro vita. Evitando di esserne gli agenti, forse, ma senza porsi troppe questioni. Perché é più facile perdersi nelle piccolezze della nostra routine occidentale. Ma bisogna reagire, non importa che ciò ci venga naturale o presupponga uno sforzo immenso. Bisogna fermarsi e pensare: “Questa volta non sarò indifferente, non più”
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