Friday, 19 June 2009

Mujeres con M mayuscula.



He aprendido en todos estos anos que sin vosotras la vida no tendria tanto sentido, porque no tendria a quien contarle mis secretos y yo no tendria secretos vuestros que guardar. Porque necesito vuestros consejos aunque a veces no los siga. Me habeis ayudado a juntar mis pedazos una y otra vez. Hemos llorado juntas por haber perdido a alguien que amabamos, tambien cuando hemos dejado una relacion o simplemente sin ninguna razon. He dejado malas relaciones porque me habeis ayudado a hacerlo. Os habeis alegrado de mis exitos como yo de los vuestros.
Me habeis escuchado una y otra vez aunque repitiera lo mismo. Me habeis alentado aun estando en la distancia y habeis sido tan sabias que mi telefono siempre ha sonado cuando necesitaba escucharos.
El mundo no sería igual sin mis amigas, ni yo sería la misma.

Thursday, 18 June 2009



Scenario metropolitano, industriale.
Filo spinato,
spazzatura
e le rotaie del treno.
Fili d'altensione.
Anche oggi ho mollato tutto
e mi sono venuta a rifugiare
tra questa carta umida e quest'inchiostro sbiadito.
Sono venuta a chiedermi aiuto,
ad afferrarmi per i capelli,
a riportarmi indietro.
Verso me stessa.
Sono venuta qui
a cercare di smetterla
di dare una logica alla mia vita,
sono venuta
ad interrogarmi
sulla tua presenza
nella mia esistenza.

Tuesday, 16 June 2009

Un bel souvenir, da mostrare agli amici.

CHE CI DEVE ESSERE UN MODO DI VIVERE
SENZA DOLORE...


Disamistade, Fabrizio De André


Scusa. Non volevo farti male, davvero. Se ti ho spaccato la faccia con un pugno é perché di te m’importa. Scusa per il sangue. Ho perso il controllo, ma ne avevo bisogno. Ho bisogno di enfatizzare le mie emozioni per esorcizzarle. Avevo bisogno di capire se davvero eri di fronte a me, se c’eri; perché sei talmente lontano da me che a volte la tua presenza mi sembra il frutto della mia immaginazione. Avevo bisogno di sentire il dolore alle nocche, la consistenza dell’aria allo sganciare il colpo, per capire se sto vivendo o se questo é soltanto una proiezione della mia mente.

Guardo il graffio sull’indice della mia mano destra, le tracce di sangue sulle unghie. Scusa. Ho esagerato. Si, hai ragione. Ma tu? Quando verrà il momento in cui tu chiederai scusa a me? Scusa per farti ogni volta aspettare, scusa se non ho mai tempo per te, scusa se tutto nella mia vita ha la priorità sui tuoi sorrisi, i tuoi abbracci e le tue carezze. Scusa se non sono mai chiaro, se sparisco ed appaio a mio piacimento.

Scusa se non ti amo.

Fa questo forse meno male di un pugno?

Ti dico di no; ti dico che fa male correre costantemente contro il tempo, sapere d’aver mezz’ora per parlare con te e sempre lottare per arrivare in orario. Ho impiegato tutte le mie forze per vederti un poco di piú, correndo zuppa fradicia verso il tuo campanello. Ero pallida dal freddo e con la pelle d’oca, non m’importava, moriró di freddo si, ma ci sarai tu di fronte a me. Ma no, neanche stavolta é stato abbastanza, perché io non saró mai il piano principale, sempre saró l’appuntamento del sabato sera, il film della domenica pomeriggio. Saró il tuo fantastico, perfetto, sensuale metodo di impiegare l’ormai quasi nullo tempo libero. Un bel souvenir da presentare agli amici.

Bello ed a basso prezzo.

Un affarone. Disponibile quando vorrai alzare la cornetta, quando sarai annoiato e non troppo stanco. Perché si, ormai lo sai tu e lo so io, che ci saró anche la prossima volta, che rimanderó i miei piani per passare una stupida mezz’ora con te.
Quindi é arrivato il momento di dire basta, di cancellare il tuo numero per non cadere in tentazione, di fingere d’essere occupata, la prossima volta. Fingere che non m’importa. Che non sei la mia priorità, che anche tu sei il mio tempo libero, il mio hobby favorito. Tra tutti gli altri.

'cos there's more than this boat i am in...

because i built my own empire
out of car tires and chicken wire
and i'm queen of my own compost heap
and i'm getting used to the smell

ANI DI FRANCO, SWAN DIVE.

There is so much around you if you only have the eyes to see it, and the heart to love it, and the hands to gather it to you. But today I feel like I lost my eyes, I feel like they wounded my heart, I feel like they chopped my hands..I am sorry but I cannot see, I cannot love, I cannot gather anything..

WISH I WAS A FAIRY...

Dicen que si piensas intensamente en lo que deseas, aparecerá. Dicen que la voluntad lo es todo. A ver, ahora cierro los ojos; a ver si cuando los volveré a abrir y cogeré el móvil por la enésima vez, estará un mensaje tuyo en esa bandeja vacía.

Hoy odio las telecomunicaciones.

Sería todo tan fácil si tu no tuvieras ninguna forma de contactarme. Daría la culpa al destino y no a mi misma por haberme equivocado otra vez.

SUNSHINE
Il sesso,
l’arte,
il mio sigaro.
Ho afferrato l’essenza dell’esistere.

ART JUST BREAK YOUR ASS…

Posso prevedere il disastro. Lo percepisco. Lo annuso come se fossi una cagna. Ma non mi va di evitarlo. Preferisco vedere la realtà, ed aspettare le conseguenze della catastrofe, vederla succedere davanti a me, senza muovere un dito. Con freddezza scientifica.

Tate Modern Gallery, di fronte ad un video di Ana Mendieta (artista nata a Cuba che utilizza il suo corpo come mezzo di espressione).

the kiss



Mi toccavi cosí, come questa enorme mano, fredda e bianca. Mi scioglievo in liquidi appicicosi. Ti penso e tuttora mi dissolvo negli umori del ricordo. Mi toccherà struggermi nel desiderio?
Ho i brividi, la spina dorsale in frantumi.

Aspetto una chiamata che non arriverà.

Tate Modern Gallery, di fronte a The Kiss di August Rodin.

IGNORANCE IS BLISS




Adoro Francis Bacon. Ogni volta che mi trovo di fronte a un suo quadro, nasce qualcosa dentro di me. Si muove tutto. Nelle sue figure riesco a carpire l’essenza dell’essere umano. Le facce distorte, i corpi piegati, le ferite dell’esistenza. I colori sbiaditi, le smorfie di panico. Esseri umani che sembrano vivere con un coltello puntato alla gola; spine dorsali flessibili alle tempeste del rancore. Nessuno di loro ha occhi, perché nessuno vuole vedere, sono troppo fredde le tonalità dei cuori altrui. Meglio rimanere nella cecità, invece di essere capaci di percepire il vuoto.
Francis Bacon aveva capito tutto, aveva un terzo occhio rivolto alla faccia della terra. Aveva capito lo strazio, l’inerzia, l’inutilità del respirare. Ma non si era rassegnato, tra il beige delle anime riusciva ad intravedere il giallo fluorescente che questa vita ci costringe a tappare. Aveva capito che tutto é una tragedia, ma che vi sono mille maniere di relazionarvisi; aveva capito che siamo su di un palcoscenico e gestiamo noi le redini del gioco, che l’esistenza é atterrante, ma la si puó rendere meravigliosa in un click.
Francis Bacon é chi piú di ogni altro mi fa riflettere sulla condizione dell’essere umano, su questo cane randagio che é la nostra razza, quest’essere pieno di pulci che si zeppa di profumi costosi. Francis Bacon m’apre gli occhi, ma mi amareggia il cuore. Mi riempie di consapevolezza e mi fa male, perché a volte non voglio essere consapevole. Ignorance is bliss, miei cari spettatori.
Tappatevi gli occhi e sarete meravigliosamente felici. Tappateveli e sorridete. Spegni il tuo cervello, amico. Uccidi i tuoi sensi e la serenità arriverà, repentina.

Londra, Tate Modern Gallery, davanti a Three Figures and Portrait di Francis Bacon

The Busy Life



Mi scoppia il cervello. E gli ormoni.
Sono in un lago d’eccitazione indigesta. Mi eccitano i musei perché mi ricordano te.
Il rosso e il bianco di questo quadro mischiati dentro di me. L’odore del tuo bianco sopra di me. Ancora il tuo odore, dopo cinque giorni, che m’invade e mi pervade. M’inquieta. Scopami ancora, fallo qui ed ora.
Non importa la folla, non importa. Una volta che sarai dentro di me perderai la vista. E nessuno si fermerà a guardare, non ti preoccupare.
Penetrami, intrappolami, non lasciare che mi muova, sbattimi e frustami. Non darmi tregua, saziami. Feriscimi se é necessario.
Ma non ti fermare, non prima che sia esausta, che te lo chieda per favore. Non prima che ti implori di smettere. Graffiami il corpo ed il cuore, voglio portare segni evidenti del tuo passaggio, voglio che le croste mi ricordino del nostro amore.
E poi, vattene pure, vattene quando hai finito, quando avrai stretto i miei seni fino a ridurli di consistenza, quando avrai leccato ogni parte della mia intimità. Vattene e lasciami in un visibilio di colori ed odori, di linee confuse e distorte. Vattene in silenzio e non mi chiamare, non darmi cenni della tua esistenza fino al momento in cui potrai ritornare. Fino al momento in cui potró essere di nuovo la tua musa tormentata, la tua bambina inquieta, la tua benedizione ed il tuo peccato, la tua follia e la retta via. La tua regina e la tua puttana.

Londra, Tate Modern Gallery, davanti a The Busy Life di Jean Dubuffet.

The Jailer

Ballo in punta di piedi
e gioco con i sogni.
Mi sto dimenticando dei rumori.

I AM MYSELF. THAT IS NOT ENOUGH.
{...}WHAT HAVE I EATEN?
LIES AND SMILES.
Sylvia Plath, The Jailer