Il cielo, le palle di neve nere, i sassolini, il pugnale insanguinato,
gli aquiloni, i fiori.
Quanta poesia hai dentro.
Una spennellata di blu infinito non è sempre la stessa,
è più bella quando la dai tu.
Brilla di più anche se la libellula che mi teneva compagnia è morta.
Che meraviglia il papavero appeso al filo d'acciaio,
ti scorrazzava dietro quasi fosse un bambino.
Un papavero che sembrava un paio di manette,
anziché un orpello per la festa.
Io stridevo di gioia.
Poi il sasso cadde
e la luce si spense.
Fu la corda dei ricordi a riportarmi all'ovile;
ho aperto la porta con le unghie
e l' ho seppellita in giardino.
Ho fatto la pipì e poi svuotato il cervello.
Eppure era rimasto il groppo in gola, il sassolino nella scarpa,
la spina nel fianco.
Che scomodità.
Non ce la faccio più.
Ritornerò alla festa,
ritornerò anche se ho perso il filo dei ricordi,
ritornerò perché è rimasta un'orma che mi infastidisce,
ritornerò grazie ad il mio fiuto ed al tuo fiato.
Ti ritroverò piangente, rintanato.
Prenderò quel papavero, te lo toglierò dai polsi
e lo lascerò volare.
Ti afferrerò per i dito mignolo e condurrò al fiume,
ti accomoderò su di una barca a remi
abbandonandoti alla corrente.
Sarai andato,
sarai l'ultimo ricordo fuggito,
sarai le ceneri abbandonate.
Cervello riciclato.
Inizierò da capo.
MiRò, "Blue I, Blue II, Blue III", 1961.
2 comments:
riesci a dare nuovo senso anche ad un mirò ;-)
grazie è la più bella cosa che abbiano mai detto su di un mio scritto, davvero!!!!!!!
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