Monday, 6 August 2012

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Non potevo far altro che chiederti aiuto.
Per sputarlo tutto.
Per rigurgitarlo.
Perché ho le mani legate e sono in gabbia.
Perché grondo sangue nero.
Le narici sono dilatate
e il cervello sbrodola.
L'essere umano si adatta al peggio
con estrema facilità.
La lama stenta ad affondare,
la carne delicata e rosea
dopo tanti colpi
pellaccia di cinghiale s’è fatta.
Ma fa male.
Sapevo che mi avresti aiutata
con i tuoi millimetri insicuri
le carezze opprimenti
le luci spente.
Le tue verità massacranti.
Grazie per avermi avvolta nella tua ansia
e ricordato
che non sono la sola a barcollare tra i raggiri dell'esistenza,
che non sono l'unico animale spiaggiato
che lotta invano
per dare un senso a questo susseguirsi d'ore ed eventi.
Grazie per aver accompagnato l'acidità che regna nel mio stomaco.
E pervade il mio cuore.

4 comments:

minimo said...

Even if all this desperate will to life was just a picture or a memory of a time that is gone, even if in this way the poem is really beautiful. It comes directly to the brain and heart.

Anonymous said...

è una potenziale lettera che potrei scrivere a me stessa.... a volte mi turbi..

Serena S. Madhouse said...

dobbiamo lottare contro l'istinto che ci fa adattare anche alle cose peggiori... finchè abbiamo forza e poesia...

Tra cenere e terra said...

Questa sei tu... Ti abbraccio