rielaborazione di un vecchio testo..a voi
Il
cielo
le
palle di neve nera
i
sassolini
il
pugnale insanguinato,
gli
aquiloni
i
fiori.
Quanta
poesia hai dentro!
Una
spennellata di blu infinito non è sempre la stessa,
brilla
di più quando la dai tu
anche
se la libellula che mi teneva compagnia è morta.
E
che meraviglia quel papavero appeso al filo d'acciaio,
ti
scorrazzava dietro quasi fosse un bambino.
Un
papavero che sembrava un paio di manette
anziché
un orpello per la festa.
Io
stridevo di gioia.
Poi
il sasso cadde
e
la luce si spense.
Fu
la corda dei ricordi a ricondurmi all'ovile
aprii
la porta con le unghie
e
la seppellii in giardino
feci
la pipì e svuotai il cervello.
Eppure
era rimasto il groppo in gola
il
sassolino nella scarpa
la
spina nel fianco.
Che
scomodità.
Non
ce la facevo più.
Ritornai
alla festa,
ritornai
anche se avevo seppellito il filo dei ricordi,
ritornai
perché era rimasta un'orma che mi infastidiva,
ritornai
grazie al mio fiuto ed al tuo fiato.
Ti
ritrovai piangente
rintanato.
Presi
quel papavero
te
lo slegai dai polsi
e
lo lasciai volare.
Ti
afferrai per il dito mignolo e condussi al fiume,
ti
accomodai su di una barca a remi
abbandonandoti
alla corrente.
Eri
andato
l'ultimo
ricordo fuggito
le
ceneri abbandonate.
Cervello
riciclato.
Iniziai
da capo.
5 comments:
...meglio ritornare sui proprio passi, per non lasciare il dolore sospeso... poi andare avanti..
Bella, davvero..
Mi sorprende e incanta questo tuo lato poetico...
E che meraviglia quel papavero appeso al filo d'acciaio... Già.
bhe si serena, tu eri rimasta alle grida di protesta punk femministe, vero??il lato poetico, c'è sempre stato, ma gli scritti allora rimanevano sepolti...
In effetti ero rimasta lì (ho ancora le tue fanze!), è giusto poi che altre voci di noi trovino spazio e forza però... anche quella Sunshi mi piaceva molto e..ancora oggi di grida di protesta (femministe e non) ce n'è un gran bisogno..
ma si può protestare anche con la poesia, si può eccome...
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