M’hai innalzata a regina degli ottusi,
tu, filibustiere che strimpelli emozioni a risparmio,
che hai proferito ciò che mai avresti dovuto dire;
tu, che nel lutto dovevi permanere,
muto di suoni imbecilli che non sarebbero dovuti uscire.
Tu che dovevi letargizzare,
giacere nel tuo baccello d’inutile marcescenza
piuttosto che macchiare di sporca codardia gli ultimi strati di trasparenza.
Hai sputato l’indecenza
su cuori aperti,
fatto scempio di esseri indifesi.
Tu, che parli e ti muovi e vomiti sull’orgoglio altrui;
tu, dignità persa, forse mai conosciuta.
Piccolo e mediocre,
un’invasione di paranoie estinte.
Mandi messaggi e parli bieco,
catturi pensieri,
li accartocci e li butti via.
Sei ladro d’anime,
sei perso e non ti ritroverai,
mai,
perchè mai si ritrova chi genera sofferenza.
Sei sozzo di malevolenza,
massacri speranze con indifferenza,
sei infettato e infezione hai generato,
sei piccolo e rattrappito,
un malinteso irato,
sei spaccata speranza sporca.
Ed ora, questo limbo d’attesa sembra non poter giungere al termine,
questa sparizione di credenze
pare padroneggiare il mio presente;
peregrino in un purgatorio di turpi apparenze
che errano indisposte.
Non ho nessuna pretesa,
non vagheggio improbabili ritorni,
solo ristagno nei miei interminabili inventari
d’azioni sbagliate;
solo vorrei abbandonare l’inettitudine
che costantemente mi spinge a cadere in lagune di peccato.
No comments:
Post a Comment